Teologo italiano. Nipote di Lelio,
ereditò gli appunti lasciati dallo zio a Zurigo, che lo indussero ad
abbandonare gli studi letterari intrapresi per dedicarsi alla teologia. Nel 1563
S. si trasferì dalla Svizzera in Italia, dove visse per 12 anni
alla corte di Isabella de' Medici. Nel 1588 scrisse
De auctoritate sanctae
scripturae (apparso pseudonimo), in cui svolse la sua riflessione
sull'autorità suprema della Scrittura e sul metodo razionale di
interpretazione; giunse così a negare la divinità di Cristo, la
Trinità e il dogma delle due nature di Cristo, perché considerate
dottrine che non si potevano fondare sulla Bibbia ragionevolmente interpretata.
Un breve soggiorno a Basilea lo portò alla stesura di
De Jesu Christo
servatore (1594), nel quale
S. espose l'altro punto fermo (oltre
all'antitrinitarismo) della sua teologia, la dottrina della salvezza: la
salvezza non si raggiunge tramite la redenzione dei peccati, ma con uno sforzo
conoscitivo e morale. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in Transilvania e
in Polonia (Siena 1539 - Lucławice, Cracovia 1604).